1.19.2008

nuovo anno

E siamo rimasti intrappolati
in una paradossale
gabbia
come non c’incatenassero già abbastanza
gli occhi.
Abbiamo esplorato ogni gamma
d’espressioni possibili,
avvinghiati come amanti
incoscienti;
origliando alla porta
ti ho ricoperta di saliva
per passare il tempo, far passare il tempo
nella cruna d’un ago:
fra l’orecchino che porti sotto una piega
dell’orecchio destro
e il tatuaggio tribale
che hai scoperto sulla mia spalla.
L’ago che ti ha forato la membrana auricolare,
l’ago che mi ha inciso la pelle del braccio…
per un istante,
come fossero lo stesso ago.
Ci conosciamo ancor meno
dei protagonisti d’un appuntamento
al buio. Ci leggiamo in profondità,
come libri tenuti sullo scaffale
per anni, e poi aperti
solo in questo momento
perché è quello giusto.

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