Il primo è Pastoralia, una raccolta di racconti di George Saunders. Il racconto omonimo, che apre il volume, è una delle cose più originali che abbia letto negli ultimi anni, e il resto del libro si mantiene sullo stesso livello. Storie bizzarre ed eccentriche, un incredibile virtuosismo nei dialoghi, una sensibilità particolare per l'interiorità dei personaggi. E poi l'incipit:
Ammettiamolo, non sto mica tanto bene. Non è che me la passo proprio male. Non è che avrei di che lamentarmi, e ammesso che ce l'avessi non è che effettivamente aprirei bocca. No. Questo perché Penso Positivo/Parlo Positivo. Sto a cuccia e aspetto che s'affacci qualcuno. Anche se sono passati tredici giorni dall'ultima volta che s'è affacciato qualcuno e Janet si esprime continuamente a parole, ecco perché mi sento, capito come, un po' a disagio.
Questo è quello che io chiamo un incipit incisivo e destabilizzante, leggi: efficace.
Poi c'è Danil Charms, qui curato e tradotto da Paolo Nori, con i suoi Disastri.
Non trovo onesto tentare di recensire questo libro. Mi viene in mente solo il commento di Umberto Eco alla raccolta di aforismi Pensieri Spettinati di Stanislaw Lec: "Un libro di cui qualsiasi persona civile e pensosa dovrebbe leggere almeno tre o quattro righe ogni sera prima di prendere sonno".
Ecco, lo stesso per me vale per Disastri di Charms.
L'ultimo libro è un romanzo, ma alquanto sui generis.
L'autore è Frédéric Beigbeder, il titolo Lire 26.900.
Il romanzo è del 2000 e ha causato il licenziamento di Beigbeder dal suo ruolo di copywriter in una grande agenzia pubblicitaria, pur dandogli la celebrità letteraria.
Il libro ha due difetti evidenti:
- Beigbeder ci gode un po' troppo a sputare nel piatto dove ha mangiato per anni (come dice lui: "Non mi piace parlare bene di me, preferisco parlare male degli altri");
- a tratti Beigbeder vuole fare lo Houellebecq, ma il suo narcisismo gli impedisce di arrivare alle punte di disperazione dell'autore di Piattaforma.
Ciononostante, Lire 26.900 è un libro provocatorio, pessimista e divertente come pochi. L'ho divorato.
Lo consiglio comunque solo a chi ama da morire Houellebecq e Kelman.
come sempre ho preso nota. grazie gui
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