È risaputo che l'emanazione energetica di un cristallo
è maggiore quanto maggiore è la sua massa.
Anonimo
Su Halion vivevano due specie razionali, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Gli Oth erano alti esseri cerulei di forma tubolare, composti quasi esclusivamente d'acqua e ricoperti da un pigmento resinoso verdognolo; vivevano rinchiusi in un unico e immenso Palazzo liquido, nella zona desertica di Halion, nell'emisfero settentrionale.
I Nakl erano creature di sale di forma umanoide, pressoché incolori, poco più alte di un metro; vivevano nell'emisfero sud del pianeta, completamente ricoperto d'acqua, in una proteiforme Città di salgemma, che si estendeva a perdita d'occhio sull'unico, sconfinato oceano di Halion.
Entrambe le razze vivevano ignare l'una dell'esistenza dell'altra e, nonostante questo, condividevano un destino comune. Sia gli Oth che i Nakl, infatti, erano costretti a condurre un'amara battaglia quotidiana contro i rispettivi habitat, del tutto inadatti l'uno all'insediamento dell'altra razza.
Nello sterminato deserto di Halion non è mai caduta una singola goccia di pioggia: il calore è insopportabile lungo tutto l'arco dell'anno e le uniche risorse idriche sono esigue falde situate sotto centinaia di metri di sabbia rovente. In condizioni talmente avverse, la sopravvivenza degli Oth era costantemente appesa a un filo: se non avessero continuato a ricostruire all'infinito il Palazzo, questo sarebbe evaporato in poche ore. E se, per qualsiasi ragione, il loro unico rifugio liquido fosse svanito, gli Oth stessi si sarebbero volatilizzati nell'atmosfera cocente del deserto in poche decine di minuti.
Sarebbe riduttivo limitarsi a dire che ogni membro del popolo Oth dedicava l'intera vita alla costruzione del Palazzo. Quell'opera monumentale esprimeva la natura degli Oth in senso stretto, fonte primaria e scopo ultimo della loro misteriosa esistenza.
I Nakl erano costruttori abili e instancabili quanto gli Oth. Osservando l'emisfero meridionale di Halion dall'orbita del pianeta, le impossibili strutture architettoniche di salgemma dei Nakl sarebbero apparse come innumerevoli tasselli di un mosaico mistico e solenne. Una visione ammaliante e, allo stesso tempo, inquietante. Nonostante le frequenti catastrofi naturali che i Nakl erano costretti ad affrontare, la gigantesca Città svettava sull'oceano ad altezze impossibili, eretta su massicce piattaforme saline spesse anche alcuni chilometri. Per ogni edificio di sale sciolto sotto la furia degli uragani, i Nakl ne edificavano subito un altro in una regione differente.
Anche i Nakl, dunque, erano condannati a costruire all'infinito la Città, se non volevano venisse spazzata via dalle tempeste e dalle infiltrazioni d'acqua marina. L'esistenza di questa razza era almeno altrettanto misteriosa di quella degli Oth.
Con il passare dei secoli, e poi dei millenni, il Palazzo degli Oth e la Città dei Nakl raggiunsero la massima estensione possibile. Mentre le due razze portavano avanti, imperterrite, le proprie enigmatiche costruzioni, l'aspetto di Halion cambiò radicalmente.
La fluida fortezza degli Oth si distendeva ora sull'intero spazio un tempo occupato dal deserto. La Città dei Nakl, assorbita ogni singola goccia dell'oceano sottostante, si ergeva austera e inamovibile, grande quanto l'emisfero meridionale del pianeta. Inevitabilmente, arrivò il momento in cui gli Oth e i Nakl si accorsero di non essere gli unici abitanti di Halion. L'inedita visione di un'architettura monumentale aliena alla propria, produsse, tanto nei liquidi esseri tubolari quanto nelle piccole creature di sale, un'eterogenea fusione di nuove emozioni: turbamento ed euforia, apprensione e meraviglia. Per la prima volta nella loro intera esistenza, gli Oth interruppero la costruzione del Palazzo d'acqua e i Nakl quella della Città di sale.
La paura dell'ignoto stringeva nella sua morsa ogni singolo Oth e ogni singolo Nakl. Se i due antichi popoli avessero riconosciuto l'istinto ancestrale che si stava impossessando di loro, l'avrebbero chiamato per nome: guerra, ma, prima di quel giorno, né gli Oth né i Nakl avevano mai conosciuto questo impulso.
Gli Oth avevano costruito il Palazzo; i Nakl avevano eretto la Città. Nessuno di loro si era mai chiesto quale fosse lo scopo di queste opere immani. Allo stesso modo, quel giorno, nessuno s'interrogò veramente sul fine della nuova impresa che la propria razza stava per intraprendere: gli Oth avrebbero raso al suolo la Città dei Nakl; i Nakl avrebbero distrutto il Palazzo degli Oth.
Così, la superficie di Halion mutò definitivamente, assumendo la forma che oggi noi tutti conosciamo e veneriamo. Oggi, per ogni popolo dell'universo, l'emblematico e penoso destino degli Oth e dei Nakl rappresenta la somma allegoria della follia e della vacuità insite nella guerra. Oth e Nakl finirono per annientarsi a vicenda: i Nakl erano in grado di assorbire i liquidi vitali degli Oth grazie alla propria consistenza salina; gli Oth potevano sciogliere i corpi dei Nakl nell'acqua del proprio organismo.
Presto, le torri svettanti della Città dei Nakl precipitarono sul Palazzo degli Oth, squassandolo. Una muraglia d'acqua alta chilometri s'innalzò dal Palazzo e andò a rovesciarsi contro la Città… La reazione a catena fu inevitabile e ciò che richiese millenni per essere eretto crollò in pochi anni. Delle due antiche razze rimasero soltanto terribili cumuli di corpi e macerie, che, nei secoli, sedimentarono, prendendo infine la forma del cristallo.
Oggi, per le razze di ogni galassia, Halion rappresenta il Monumento della pace: un gigantesco, simmetrico, cristallo di salgemma sospeso nello spazio profondo.
Sono ancora in molti, tuttavia, a interrogarsi sulla vera natura di Halion… E di questa pace.
Alcuni addirittura si chiedono se l'oscuro e crudele destino degli Oth e dei Nakl non rappresentasse il prezzo di un dio particolarmente esigente.
Troppo esigente...e silente.
RispondiEliminaUna guerra che ha servito solo il desiderio bramoso di importanza e onnipotenza di Halion, a cui importa solo della sua presenza "conciliante",ottenuta, sì - a quale prezzo?
Grazie per il sottile commento.
RispondiEliminaQuesto racconto è comunque un work in progress. Devo solo trovare il tempo di farne un romanzo, che probabilmente è la dimensione che Halion merita.
Un pianeta di cristallini...o, sempilicemente, di abitanti in potenza che non si concretizzano mai?
RispondiEliminaChi può dirlo.
La saga continua.
WIP!!!!
ciao Ghi!
La Kla