1.19.2008

poesia per Tiziano

Sto andando all’ospedale
c’è mia zia col femore rotto,
dorme sempre, i sedativi.
Cinque minuti da casa mia
e m’incammino con Davide e Sara
dopo pranzo; intanto
chiamo Mirko al cellulare
per le date che dobbiamo suonare.

È un attimo lungo quando siamo ai Miracoli…
…Davide sbotta sei sempre al telefono;
Sara sta zitta, ma resta in ascolto;
io sbircio il banco di libri lì a fianco,
trovo belle occasioni ogni tanto.
Mirko mi gela, con una parola:
Tiziano. Una sola.

E mentre entro nell’ospedale
penso alle volte che ho visto Tiziano
a quando mi aveva dato Viaggiare
che ho ascoltato poco perchè non mi piace
e mentre cammino nei corridoi
mi sento in colpa verso di lui,
la cosa più triste per me è proprio questa:
non lo conoscevo abbastanza.

Sono arrivato: Ortopedia.
Ma ho poca voglia di entrare
resto appoggiato alla parete a pensare,
era a Caselle forse la cosa
la festa all’aperto della sala prove
suonavamo tutti e pioveva,
eccolo là Tiziano col braccio in alto
che picchiava forte il rullante
e cantava.
Lì ho pensato che era felice
sì in quell’istante era proprio felice
era quel pezzo che si chiama Guai
e lui cantava forte scandendo la i.

Entro in reparto e cerco la stanza
butto un’occhiata, mia zia sta dormendo
mi sembra una scusa abbastanza buona,
non entro.
Era da un po’ che lo sapevo
Tiziano sta male
volevo andare a Borgo Trento a trovarlo
ma sono a Venezia in un altro ospedale,
mi viene quasi da vomitare
e scappo via dal fottuto ospedale.

Me ne torno a casa
e voglio scrivere tutto
tutto quello che mi viene in mente:
anche di quella volta
con Papa Winnie alle Cupole
e Tiziano che ballava,
ballava fra la gente.

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