12.05.2008
Pride and Glory
Pride and Glory by Gavin O'Connor is a really interesting filmic case, being a different declination of the same theme and atmosphere of the beautiful We Own The Night by James Gray, though sharing with it, in my opinion, a certain kind of weakness too. But let's start with things that works well in the movie. Finally, I find on screen a persuasive Colin Farrell; I never loved him, though I was positively surprised by his acting in In Bruges (a must see). In Pride and Glory he is totally convincing, and his one is the most difficult and ambiguous role (the scene with the baby and the iron speaks for itself). Pride and Glory is a solid detective story about corrupted policemen, and also about a father and his sons.
Black and white are not so defined among the characters: nobody is totally white, nobody is totally black (again the iron scene, together with the dialogue between Edward Norton and the journalist). Violence is not hidden neither it is freely exhibited with no other purpose. Jon Voight is Jon Voight. Women are practically absent from the movie, at least policemen women, while we have an interesting and much more focused glance on criminals' women. The desperate cloak of unavoidability that surrounds the whole (quite long, exhausting as the story it tells) movie is what will stay more in your mind after you watch it. Nevertheless, exactly in the same way as We Own The Night, towards the end of the movie the plot gets weaker and weaker indeed: what was before just an allegorical and fatal weaving of human vicissitudes becomes now a way too evident unbinding of plot knots to bias the beholder.
A great movie, until 15 minutes to the end.
Pride and Glory di Gavin O'Connor è un caso filmico molto interessante: è una differente declinazione dello stesso tema e della stessa atmosfera dello splendido I padroni della notte di James Gray, anche se con quest'ultimo condivide anche, secondo me, un certo tipo di debolezza. Ma iniziamo dalle cose che nel film funzionano bene. Finalmente, vedo sullo schermo un Colin Farrell persuasivo; non l'ho mai amato, anche se ero rimasto positivamente impressionato dalla sua interpretazione in In Bruges (da vedere assolutamente). In Pride and Glory Farell è del tutto convincente, dove il suo è il ruolo più difficile e ambiguo (la scena col bambino e il ferro da stiro parla da sé). Pride and Glory è una solida storia poliziesca di poliziotti corrotti, nonché di un padre e dei suoi figli.
Il bianco e il nero non sono mai ben definiti fra i personaggi: nessuno è del tutto bianco, nessuno è del tutto nero (di nuovo la scena del ferro da stiro, assieme al dialogo tra Edward Norton e il giornalista). La violenza non è né nascosta né esibita liberamente e senza scopo. Jon Voight è Jon Voight. Le donne sono praticamente assenti dal film, almeno quelle dei poliziotti, mentre abbiamo un interessante e ben focalizzato sguardo sulle donne dei criminali. La disperata cappa di inevitabilità che circonda tutto il (molto lungo, estenuante come la storia che racconta) film è quello che vi resterà in mente di più dopo la visione. Ciononostante, esattamente allo stesso modo de I padroni della notte, verso la fine la trama del film inizia a indebilirsi sempre più: quello che prima era un intreccio allegorico e fatale di vicissitudini umane diventa ora un troppo evidente scioglimento dei nodi della trama a favore dello spettatore.
Un grande film, fino a 15 minuti dalla fine.
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