7.13.2008

nelle vene

Ricordo quell'olio
spanto con cura
in cerchi concentrici
a incastonare oggetti
come insetti nell'ambra.

Ricordo le partenze
e le lacrime e i saluti
i gesti inutili
che non si può fare a meno di compiere.

Mi ascoltavi, ricordo,
seduti a bere in campo...
Ascoltavi un delirio dopo l'altro
come fossero storie perfette
parole lucide, splendenti;
erano solo gocce
di sangue senza sapore.
E che tenerezza sentirti dire
che non conta il dolore.
Mi consolavi.
E poi vederti suonare avviluppato dai tentacoli
della medusa.

Ricordo quel bar a Padova
dove ci siamo incontrati
e quell'imbarazzo strano
quando abbiamo capito, subito,
che parlare non serviva.
Abbiamo suonato in camera tua,
con l'entusiasmo
con cui si gioca a figurine
da bambini.

Ricordo il rubinetto del tuo bagno,
rovesciato,
che sembra di essere alle terme.
E quante case e quanti luoghi
in così poco tempo.

Ricordo il concerto degli Zu
e il cartello che ho rubato
da quel cantiere,
dopo quindici spritz.
E nacque Rebecca.

E ora sento iniziare
un nuovo mondo ancora,
un'onda potente s'innalza
all'orizzonte
stagliandosi alla luna,
in quella luce fioca
e penetrante
che hanno le albe morbide
piene d'attesa
che senti scorrere nelle vene.

1 commento:

  1. Ricordo tutto anch'io e ne tengo ogni fibra.
    Mettici vicini o lontani, per un motivo o un altro ci vedremo sempre poco, ma in fondo sono i silenzi che fanno vero un rapporto.
    Non mi manchi mai,
    perchè ci sei sempre.

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