5.23.2008

Un'altra giovinezza



Ho visto molte critiche a questo film in giro per la rete.
Francis Ford Coppola ritorna alla regia dopo dieci anni (è del 1997 l'adattamento da Grisham The Rainmanker).
A parte l'evento in sé, andiamo a vedere cos'altro c'è di interessante in questo film, a priori. C'è Tim Roth protagonista. Ecco, io, tra Sean Penn e Tim Roth, farei veramente fatica a scegliere. Non so se mi spiego.
La storia è tratta da una novella di Mircea Eliade, Un'altra giovinezza.
Non so se mi spiego: Mircea Eliade. Credo che senza Eliade non mi sarei mai appassionato alle religioni orientali. Ricordo ancora il giorno in cui ho letto il suo Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, un libro che, sinceramente, mi ha cambiato la vita.
Non so se mi spiego.
Non è la prima volta, a dire il vero, che una storia dello studioso e scrittore rumeno trova spazio al cinema. Ricordo Una notte a Bengali, diretto nel 1988 dal francese Nicholas Koltz e ispirato al più noto fra i romanzi di ambientazione indiana di Eliade, Maitreyi. Inoltre, Raul Ruiz si appresta a trarre un film da un’altra opera di Eliade, il vampiresco Signorina Cristina.
La trama di Youth Withouth Youth (questo il titolo originale del film di Coppola) è affascinante. Dominic Matei è un anziano docente di linguistica. Sul finire degli anni Trenta, a Bucarest, viene colpito da un fulmine. Non solo scampa clamorosamente alla morte, ma inizia misteriosamente a ringiovanire, suscitando la curiosità degli scienziati nazisti, desiderosi di assicurare la sopravvivenza del Terzo Reich con ogni mezzo, non importa quanto arcano. Per Dominic Matei, questo è solo l'inizio di un "viaggio allucinante" dentro e fuori dal corpo, alla ricerca di misteriose proto-lingue, delle possibilità pratica della metempsicosi, della verità sull'esistenza umana, ma anche dell'amore.
Ecco, ho letto veramente molte critiche a questo film, un po' tutte sull'impronta "Coppola torna fra dieci anni e fa troppo il "Coppola" oppure "solito calderone mistico-filosofico triturato nella macchina hollywoodiana".
Eh no, cazzo. Non so se mi spiego.
La storia è affascinante, ricca di colpi di scena; i personaggi sono vividi come non mai. Alexandra Maria Lara, attrice rumena coprotagonista con Roth, è veramente convincente in un ruolo molto difficile (è lei a subire le esperienze di trance mistica che la collegano a vite precedenti). Il "lasciapassare scientifico" del film è di tutto rispetto, visto che la lettura della novella di Eliade è stata suggerita a Coppola (che ne è rimasto stregato fin da subito) nientemeno che da Wendy Doniger. La studiosa è considerata una delle massime conoscitrici della spiritualità indiana, oltre a essere una delle allieve predilette di Eliade. Del resto già nel 1979, all’epoca di Apocalypse Now, Coppola aveva accennato un interesse verso la storia delle religioni: tra i pochi libri che lo spietato colonnello Kurtz (Marlon Brando) porta con sé nella giungla vietnamita c’è infatti Dal rito al romanzo di Jessie L. Weston, la pionieristica interpretazione antropologica del Sacro Graal, dalla quale T. S. Eliot aveva tratto la struttura della Terra desolata.
In conclusione, pollice verso per le critiche sterili: un altro film assolutamente da vedere. Da vedere e rivedere.

2 commenti:

  1. cazzarola 'o fra eliade era un grande. non so se bevesse la sciafa, ma fa lo stesso!

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  2. Eheh.
    Non so se hai notato la mia latitanza di questi giorni dal blog.
    Indovina un po' all'abuso di cosa è dovuta?
    Avevo commissionato a Spenk il racconto del nostro weekend alcolico a tuo uso, ma vedo che latita pure lui...

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